LAURA VENTUROLI
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ATTIVITA' OLISTICHE E COUNSELING

COUNSELING- THETAHEALING- ARTETERAPIA- VISIONE REMOTA DELL'ANIMA

ANSIA...AMICA DI VITA

21/11/2015

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E’ un’emozione, una delle emozioni primarie. Ci sono 5 emozioni primarie, da cui poi partono tutta una serie di emozioni secondarie. Le emozioni primarie appartengono a tutte le epoche e a tutte le razze  hanno sempre lo stesso tipo di risposta. L’ansia  da un punto di vista non verbale è un’emozione che noi possiamo vedere simile nella manifestazione in tutte le epoche. Ci accompagna come risposta fisiologica, ovvero il nostro organismo ha fisiologicamente questo tipo di risposta rispetto al vissuto che noi possiamo avere sempre in relazione all’ambiente. Le altre emozioni primarie sono la paura, la rabbia, la gioia, la tristezza.
Gli studi aggiungono altre due che sono la sorpresa ed il disgusto. 
È naturale, è universale; naturale proprio perché è una risposta fisiologica del nostro organismo rispetto all’ambiente. Tutto quello che noi viviamo lo viviamo sempre in relazione all’ambiente.  Il nostro mondo interiore, infatti, vive perché è sempre in relazione con questo, al quale dà risposte fisiologicamente naturali.
I centri che regolano questa risposta fisiologica sono l'AMIGDALA, il MESENCEFALO ed il TRONCO ENCEFALICO. Questa è la parte del cervello che viene stimolata, che si attiva quando noi cominciamo a sentire ansia. Si identifica con  una risposta rapida, automatica istintiva, non ragionata a livello celebrale.
L'ansia consente di attivarci, ovvero è un processo di attivazione, è energia propulsiva, è energia di caricamento da un punto di vista fisiologico, emozionale, celebrale mentale, fondamentale perché ci permette di attivarci ed arrivare a quello stato che in psicologia si chiama aurosal, quindi quello stato di attivazione essenziale, fondamentale per cui noi possiamo sentire, muoverci, fare, agire, relazionarci.
Si inizia a sentire dentro di sè qualcosa che stimola un bisogno, un desiderio, una sensazione un’emozione. Questo è il momento in cui l’ansia comincia ad attivarsi.
Quindi l’ansia è effettivamente che cosa?
Secondo il DSM IV, oltre a quanto detto poco fa:
Ansia generalizzata:

La persona è preda di un’ansia persistente spesso concernente le piccole cose; quindi non è uno stato relativo a temi precisi, non è specifico, ma è uno stato che la persona si trova a vivere costantemente, cronico, incontrollabile si riferisce a qualsiasi ambito e circostanza. E’ pervasivo, perenne perciò generalizzato.
Quando possiamo dire che la persona è affetta da disturbo d’ansia generalizzato? 
Quando la quantità degli eventi diventa invalidante cioè quando si presentano manifestazioni per almeno sei mesi di almeno 3 di questi sintomi con continuità anche se non con quotidianità:
    Irrequietezza (nervi a fior di pelle)
    Facile affaticabilità
    Difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria
    Irritabilità
    Tensione muscolare
    Alterazione del sonno


In sintesi ,l'ansia è la risposta ad uno stimolo. Quindi, arrivano degli stimoli e noi dal punto di vista organismico rispondiamo a questi stimoli. È fisiologico, è fondamentale. Una persona che non risponde a degli stimoli è una persona che ha dei problemi.
È fonte di salute energetica ma anche mentale, attiva  interesse, concentrazione, motivazione, pianificazione, riflessione.
In sostanza si ha bisogno di rispondere agli stimoli, di selezionarli e dare loro un ordine per non creare il caos. Quando si hanno troppe cose, troppe cose insieme si determina un' ansia disfunzionale. 
Quindi una certa ansia, un certo caricamento per affrontare problemi, quesiti, desideri, obiettivi, scopi è positiva.  Consente anche di impegnarsi in compiti quotidiani, avere un ordine, abitudini, le consuetudini, anche se a volte sembra  limitino, ma in realtà noi abbiamo bisogno di dare ordine abbiamo bisogno di dare direzionalità, abbiamo bisogno di attivare il quotidiano. L’ansia, cioè questo caricamento,  aiuta quotidianamente a fare sia compiti che sono legati al dovere sia compiti che sono indirizzati al piacere.
Se non si ha questo grado di attivazione  non si fanno neanche le cose piacevoli. 
L’ansia è legata ad un eccesso di stimoli, ma anche ad un difetto di stimoli.
Il primo momento importante dell’ansia come emozione è la nostra percezione; di conseguenza come si percepiscono gli stimoli.
Il primo elemento fondamentale per il caricamento, è la percezione degli stimoli. Questa percezione sviluppa una certa intensità, un dato caricamento, una particolare attivazione e se è adeguata al nostro organismo, al nostro corpo, a quello che sappiamo affrontare, per noi è positivo.
Quando c’è un eccesso di stimoli, piuttosto che un difetto di stimoli si possono  cominciare a sentire sintomi, segnali dal nostro corpo, ma anche della psiche che  avvisano, e questo è un aiuto fondamentale dell’ansia, di quell’ansia che si ritene disfunzionale, quell’ansia che non ci piace; quell’ansia che non piace, che  fa dire:  “che cosa sta succedendo? “
Riassumendo: l’ansia funzionale fa attivare, coinvolgere, fare di andare, stabilire delle relazioni,  affrontare il piacere, le frustrazioni che arrivano dall’adattamento con l’ambiente. 
L’ansia disfunzionale   non ci piace molto perché dà segnali che sono spiacevoli,  ma in realtà ha una  funzione importante, cioè fa da campanello d’allarme, ovvero indica che sta succedendo qualcosa che è sfuggita al controllo,” attenzione, c’è qualcosa che non va bene per me”.
C’è qualcosa che sta succedendo e che il corpo mi segnala, piuttosto che i pensieri che segnalano che non sta andando bene.
In questo caso è necessario che ci si possa fermare ad ascoltarsi., a farsi  domande “Cosa mi succede? Perché sto sentendo queste cose? "
Questo meccanismo svolge la funzione di anticipare la percezione di un eventuale pericolo,un  pericolo che non è effettivamente sopraggiunto. Quello che noi chiamiamo ansia è più questo sentire , il percepire un senso di paura, di pericolo. Qualcosa che non necessariamente sta accadendo ma che è temuto, e che può anche essere semplicemente pensato ed avvertito proprio in termini di timore. Quindi anticipa la percezione di paura prima ancora che l’evento temuto possa accadere( funzione di anticipazione).
Molte delle ansie che si vivono, non sono legate ad un evento specifico reale, ma sono delle cose che si temono in senso generalizzato, sono delle paure irrazionali. Cioè talvolta viene da temere qualcosa che non è improbabile in assoluto, ma non è così imminente, non è una cosa così realistic , è una probabilità.C’è una forma di amplificazione fortissima di qualcosa che potrebbe accadere. 
Una precisazione : quando si parla di sana aggressività alla vita, ovvero assertività, determinazione, capacità di restare nelle cose, si parla anche di ansia, in quanto per avere una buona dose di  aggressività occorre avere una buona quantità e qualità di ansia, quindi di attivazione.
In sostanza l'ansia è da affiancare all'aggressività, ma non viceversa, ovvero è possibile essere apatici piuttosto che assertivi.
L'ansia determina specifiche risposte fisiologiche che portano:
ESPLORAZIONE per riconoscere un pericolo ed affrontarlo in modo adeguato
EVITAMENTO e possibile fuga
L'ESPLORAZIONE è basilare per la vita, in quanto porta a conoscere e sperimentare le relazioni e se stessi ( parte dell'ansia funzionale), anche identificando il pericolo (parte dell'ansia che ci procura sensazioni negative). 
La possibilità di sentire cosa c'è di pericoloso per sè, che si  percepisce e si  pensa, può aiutare ad organizzarsi per affrontare al meglio la situazione.
Ma anche l'EVITAMENTO è di grande ausilio, in quanto quando c'è qualcosa di molto pericoloso, posso andare via, quindi fuggire.
Ansia e paura, quindi,  sono due emozioni basilari per alla sopravvivenza.



Laura Venturoli
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GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE:COSA E COME COMUNICHIAMO

15/11/2015

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In questo articolo vorrei invitare alla riflessione e dare un poco di spazio alla comunicazione che quotidianamente abbiamo con le persone, dal collega di lavoro, al compagno, al dialogo con noi stessi. 
Per questa mia intenzione vi voglio parlare di Watslawick e delle 5 proprietà base della comunicazione, detti assiomi (definizioni incontestabili), che inconsapevolmente mettiamo in atto nelle nostre relazioni.
1. IMPOSSIBILITA’ DI NON COMUNICARE. La comunicazione è considerata alla stessa stregua di un comportamento e come tale, non è possibile non mostrare un “non comportamento”. Quindi si comunica sempre, anche quando non si vuole o non si pensa di farlo. Qui si inserisce, infatti, la comunicazione non verbale, con le parole, il silenzio, la mimica, la gestualità, la prossemica, che intervengono nel processo relazionale. Ad esempio, un signore che in autobus legge il giornale manda il chiaro messaggio di non voler essere disturbato.
Ciò implica che si comunica anche se non si pensa di farlo.
2. OGNI COMUNICAZIONE HA UN ASPETTO DI CONTENUTO ED UNO DI RELAZIONE
La comunicazione trasmette un contenuto, ovvero informazioni, ed impone, nello stesso tempo, un comportamento. Il tipo di messaggio dato, infatti, costituisce il secondo aspetto, ovvero il come. L’indicazione sul tipo di relazione può essere data da elementi non verbali, come il tono della voce, la mimica facciale ecc. 
In ogni comunicazione possiamo individuare:
- Figura, ovvero ciò che è in primo piano, più vicino, visibile e ci attira/coinvolge di più; ci riferiamo al COSA viene detto, al contenuto.
- Sfondo, ovvero quel che c'è dietro, sotto, lontano, meno visibile, di contorno; ci riferiamo al COME qualcosa viene detto, la qualità, l'atmosfera emotiva che classifica il contenuto e da informazioni  relative alla relazione.
Tanto più la relazione è sana, tanto più l'aspetto relazionale recede sullo sfondo e il contenuto diventa più importante; in una relazione meno sana, al contrario, l'aspetto di contenuto è posto sullo sfondo e a figura c'è la qualità della comunicazione. Spesso i conflitti nelle relazioni nascono proprio perché  si fa più caso e più attenzione al modo in cui ci vengono dette le cose e si perde di vista il contenuto.
3. LA NATURA DELAL RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA  (SEQUENZA DI EVENTI) 
Se pensiamo ad una sequenza di comunicazione fra due persone, possiamo dire che si tratta di una interazione, in quanto si verificano degli scambi comunicativi. Non si può sapere chi ha iniziato con precisione la comunicazione, perché il tutto si verifica all’interno di una circolarità, in cui non vale il presupposto di linearità causa- effetto. All’interno della comunicazione non si possono considerare, quindi, i messaggi che ne emergono come risultato o conseguenza di messaggi precedenti o successivi (es. “io reagisco in questa maniera in quanto tu…”).
4. COMPLEMENTARIETA’ E SIMMETRIA DELLE RELAZIONI
Nel primo caso si fa riferimento ad una relazione che si struttura sulla differenza (COMPLEMENTARE). Si determinano due posizioni diverse: una primaria o superiore, occupata da un partner, detta ONE- UP, ed una  inferiore, secondaria, chiamata, ONE- DOWN. Sono comportamenti che si completano a vicenda e non prevedono una valutazione nel senso di buono contro cattivo, ma si deve pensare alla circolarità della comunicazione stessa. Quando invece, il rapporto è basato sulla uguaglianza, si parla di SIMMETRIA, in cui si tende a minimizzare la differenza e può dare origine ad una escalation di scambi anche in grado di sfociare in comportamenti molto alterati .
5. E’ GRATUITO SUPPORRE CHE L’ALTRO COLGA LE STESSE INFORMAZIONI E LE ELABORI NELLO STESSO MODO
Si ricevono continuamente forti ed incisivi bombardamenti di stimoli interni ed esterni e tra questi, la nostra attenzione può essere diretta su un solo stimolo per volta.
Inoltre, ogni individuo presenta un diverso back-ground sia culturale che affettivo.
Per cui, anche ammettendo (ed è tutt'altro che probabile) che due persone colgano in un dato istante lo stesso aspetto della realtà, è praticamente impossibile che questo venga vissuto nello stesso modo e ne vengano tratte le stesse conclusioni.
Il problema nasce dal credere che quello che vogliamo, desideriamo, sentiamo noi è quello che vuole, desidera e sente anche l'altra persona, ma così non è.


Che succede quando comunichiamo??? Quanto ci rendiamo conto di cosa accade nella relazioni? Proviamo a prestare attenzione a noi e agli altri e vediamo cosa succede.


Laura Venturoli
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LO STRESS...AMICO O NEMICO?

6/11/2015

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La parola stress, sempre più gettonata nel mondo odierno, è complice di una vita accelerata e frenetica.
Il termine stress nel linguaggio comune è associato ad ansia, tensione, corsa continua, non fermarsi mai, non riuscire a stare con quello che si vuole fare, con i propri tempi, adrenalina, movimento, energie che si sviluppano. 
La parola stress deriva dal latino stringere ed evidenzia una condizione di disagio, di difficoltà.
La definizione di stress, quella consacrata, è stata data nel 1936 dal ricercatore olandese Hans Seleye dopo una serie di studi e ricerche approfondite durate anni. Lo stress viene presentato come una forma di adattamento generale dell’organismo; esso riguarda la capacità di gestire in maniera efficace le richieste e le pressioni a cui si è sottoposti.
Lo stress, è un risposta aspecifica dell’organismo rispetto a qualsiasi richiesta a cui viene”invitato”. In quanto tale, questa risposta è una reazione difensiva, fisiologica dell’organismo, determinata da una varietà enorme di stimoli tra cui, molto significativi, sono quelli emozionali. 
Secondo tale visione lo stress non è una forma patologica di vita, lo stress è una forma fisiologica di vita di risposta, nel senso di stimoli, interni ed esterni e di generi molteplici;  è fisiologico che l’organismo reagisca a questi stimoli. Lo stress, di conseguenza, non è un modo patologico di vivere,  ma è vero però che può degenerare in situazioni patologiche. 
Da sottolineare che il nostro organismo è capace, anzi, è predisposto ad affrontare stress.
Ci sono tantissime forme di stress che fanno parte proprio del processo evolutivo dell’essere umano.
Gli stress fisiologici fanno parte della vita e non ci sarebbe vita se non ci fosse un livello di stress adeguato, (AROUSAL) un livello di attivazione adeguato dell’organismo.
Quando c’è una iperattivazione/ipoattivazione  dell’organismo questo produce stress. 
Che cosa accade nel corpo quando c’è stress? Irrigidimento a livello fisico, difficoltà respiratorie, tensione a livello fisico e respiro superficiale, insonnia, respiro corto, paura, tensione, iperattivazione del corpo non necessariamente negativa, sudorazione, respiro, sonno superficiale, cambia il metabolismo, tensione mentale, fiato corto, accelerazione battito cardiaco, irrigidimento spalle e collo, diaframma rigido, vigilanza. Questi sono tutti fattori squisitamente energetici.
Il corpo, quindi, si iperattiva/ipoattiva (mi blocco, mi disattivo).
E’ importante sottolineare che non è  l’evento  di per sé che è stressante, ma come si reagisce a quell’evento. Quindi più ci si conosce, più si sa come funzioniamo,  e maggiormente si sa come accogliere gli eventi, si riesce a trovare le modalità  buone per noi.
Importanti diventano le domande:
Le nostre risorse quali sono?
Le nostre modalità difensive quali sono?
Quali sono delle strategie che ci possono essere utili?
Chi interviene nella risposta allo stress?
Ci sono due linee del sistema nervoso centrale che agiscono sulla risposta allo stress, ovvero il sistema nervoso simpatico ed il sistema nervoso parasimpatico.
Quando viene percepita una minaccia o una sfida, viene attivato il sistema simpatico, e si parla spesso di meccanismo “lotta o fuga”. Il cervello riceve un messaggio circa la situazione, e questo attiva la ghiandola pituitaria, che a sua volta attiva le ghiandole surrenali che producono adrenalina, creando così una reazione a catena.
La risposta del sistema simpatico può dare luogo ad indicatori fisici dello stress: palpitazioni, iperventilazione, problemi di stomaco, mani sudate, spasmi muscolari, mani- piedi freddi.
Il sistema parasimpatico, invece, gestisce il benessere generale del corpo, ovvero il riposo, il rilassamento, l'alimentazione, il processo digestivo, la rigenerazione dei tessuti.
Differentemente dal sistema simpatico non si auto attiva, ed è quindi necessario “accenderlo”, respirando profondamente, pensando positivo e rilassandosi.
Ma quali sono gli steps dello stress?
 1.    Fase di allarme: l’organismo riceve lo stimolo, aumenta il battito cardiaco, cambia il respiro, ecc. L’organismo si attiva a livello fisiologico immediatamente
 2.    Fase di resistenza o di adattamento: l’organismo cerca nuovi equilibri per integrare lo stimolo. Il corpo impara a resistere adattandosi. Ogni organismo si adatta a modo suo e con i suoi tempi. Lo stress deriva dalla persistenza degli stimoli a cui l’organismo non si abitua. Lo stress deriva da meccanismi cognitivi.
 3.    Fase di esaurimento: o a causa della intensità o quantità degli stimoli il corpo cede. Con la persistenza degli stimoli l’organismo si esaurisce. Subentra un blocco, una disattivazione. Possiamo avere ripercussioni psicosomatiche, comportamenti eccessivi, ci può essere un emergenza.. che arriva fino alla morte.
Stress è un termine più generico, ma in realtà esiste il di-stress e l’eu-stress. Il distress deriva da uno stimolo ricevuto come nocivo dall’organismo, ovvero come un’inibizione all’azione dell’organismo (blocco, conflitto); il conflitto non è negativo, è la consapevolezza che aiuta. Il di-stress non ci aiuta a muovere energie nel corpo.
L’eustress, invece, è rappresentato da tutti quegli stimoli che arrivano e muovono energie, significa andare verso la vita. Sono eventi che “sconvolgono” ma ci aiutano a creare energia, sono legami, contatti, innamoramenti. Lo stress è qualsiasi modificazione del nostro organismo derivato da uno stimolo esterno. 
Diventa, quindi importante conoscersi perchè ci si rende conto di come ci si comporta- reagisce e di conseguenza è possibile intervenire nel modo migliore.
Se ci si rende conto che la propria reazione allo stress è il diventare iperattivi ,allora si dovrà imparare ad ipoattivarsi, mentre se ci si ipoattiva si  deve sviluppare la capacità di “uscire fuori” per affrontare lo stress. L’iperattivo nei momenti di stress ha bisogno di imparare a ridurre lo stress in tutti i sensi. Tutto il nostro organismo va in quella direzione, il respiro, le emozioni, i pensieri, il movimento ecc. E questa è già una direzione, per cui se si riconosce  che la paura ci fa ritirare, anche se  si scopre che sotto c’è rabbia, forse è proprio quella rabbia li che dà la giusta energia per affrontare lo stress che si  vive. 
Si ha bisogno, quindi, di conoscere un po’ come si  funziona perché questo  permette di trovare un orientamento.
Nel conoscere se stessi possiamo  collegare  le richieste interne e le richieste esterne a noi. Lo stress non arriva, infatti, soltanto da fuori, ma arriva anche dalle richieste interne. Fuori possono essere tutti molto tranquilli, ma  dentro  si sente.”. si però se io facessi di più…”.
Quindi ci sono una moltitudine di richieste interne che si muovono. Sono richieste di tipo energetico, emotivo, mentale, ideale, di tipo relazionale, ovvero tantissime richieste. Se c’è un eccesso di richieste rispetto a quello che il nostro “budget” energetico può sostenere si va in stress, ma si va in stress anche quando si hanno poche richieste interne, quando si hanno “poche domande”.Questo perché il nostro organismo ha bisogno di quella attivazione che permetta quella data omeostasi, quella condizione di equilibrio naturale che ogni giorno ..cambia equilibrio.


Dott.ssa Laura Venturoli
www.lauraventuroli.com
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    LAURA VENTUROLI

    Insegnante, counselor olistico, pedagogista, psicomotricista, istruttrice fitness/wellness, operatore reiki e tecniche bionaturali, thetahealer

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Laura Venturoli Counselor olistico professional  (S.I.A.F.) n. ER410- CO dal 01/08/2018 al 01/08/2021
Pedagogista, psicomotricista, istruttrice fitness e wellness, personal trainer posturale, operatore professionale in tecniche bionaturali, operatore Reiki, Thetahealer
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